Eccoci nella seconda settimana d'avvento! E tra poco sarà il giorno dell'Immacolata Concezione!
Quest'oggi faremo un gioco un pò impegnativo: dovrete creare uno scenario ispirandovi al racconto qui sotto:
"All'improvviso la donna si scostò e tolse la striscia di pelle che le tratteneva i capelli folti e scuri, li scosse e rise. Poi si lanciò correndo per il pendio, con le gonne lunghe che ondeggiavano intorno alle gambe brune e tornite. In quel momento le luci si spensero. Marito e moglie rimasero paralizzati per lo stupore. I loro occhi si abituarono alla luce fioca delle stelle che penetrava dalla porta della terrazza. David attraversò la stanza e prese la lampada a petrolio dallo scaffale dove la teneva per quell'eventualità. "Sono sicuro che non è il caso di allarmarsi" la rassicurò. Si diresse verso la porta e, istintivamente, la moglie gli gridò: "Sii prudente!". Lui scrollo le spalle e uscì sulla terrazza. Meg si accorse che una figura umana camminava sulle pietre a passo rapido e senza far rumore, e si portava alle spalle di David mentre questi girava intorno alla vasca dei pesci al centro della terrazza.
"David!" gridò Meg, facendolo voltare di scatto. "Chi sei?" disse David, mentre sollevava la lampada. "Che cosa vuoi?". L'intruso si avvicinò in silenzio. Lo sconosciuto le voltò le spalle e quindi Meg non scorse il coltello che stringeva nella destra, tuttavia non poté avere dubbi sul movimento fulmineo verso l'alto che mirava allo stomaco di David. Con un gemito David si piegò; allora l'aggressore liberò la lama e lo colpì ancora. Ma questa volta David lasciò cadere la lampada e gli afferrò il braccio. I due uomini lottavano nel buio, eppure Meg vedeva la chiazza scura che si allargava sulla camicia bianca del marito. "Scappa!" le gridò lui. "Vai!Cerca aiuto!Non riesco a bloccarlo..".
Fino a quel momento lo shock e l'indecisione avevano paralizzato Meg; d'un tratto però la donna parve spezzare l'incantesimo che la immobilizzava e si slanciò verso la porta. Spronata dal terrore e dalla necessità di chiedere aiuto per David, attraversò la terrazza con la sveltezza di un gatto, mentre il marito continuava a lottare con l'intruso. Scavalcò il muretto di pietra, corse fra le palme, e per poco non finì fra le braccia del secondo uomo. Meg riuscì a divincolarsi, poi però l'uomo trovò il cotone sottile della camicetta e vi si aggrappò. Meg lanciò un grido quando scorse un lungo lampo argenteo alla luce delle stelle: un coltello. Quella vista la spronò a raddoppiare gli sforzi. Il cotone si strappò, e fu libera, ma non abbastanza pronta da sfuggire alla lama. Sentì la trafittura al braccio, e sferrò un calcio con tutta la forza del panico e della sua giovanile energia. Avvertì poi l'urto del piede e l'impatto le intorpidì il ginocchio e la caviglia. L'aggressore gridò e cadde. Fuggì attraverso il palmeto. Quando raggiunse la riva del lago rallentò per risparmiare energia e si accorse del rivolo caldo di sangue che le scorreva sul braccio. Si appoggiò con la schiena al tronco ruvido di una palma; strappò una striscia di cotone dalla camicetta lacerata e si fasciò il braccio. Tremava tanto per lo shock che anche la mano indenne si muoveva incerta. Annodò con i denti e la mano sinistra la rozza benda e l'emorragia rallentò. Ora doveva trovare aiuto. Sapeva che David era ferito gravemente. Dietro di lei due uomini con le torce battevano il palmeto e guadagnavano terreno. Finalmente raggiunse la strada. Si accorse che le gambe tremavano tanto che stentavano a reggerla. Vide due fari che venivano lentamente verso di lei. Inciampò, la mano sinistra toccò un masso levigato grosso come un'arancia. Lo afferrò, decisa ad usarlo a mò di arma. "Aiuto" urlò. "Vi pregò aiutatemi!". Si fermò al centro della carreggiata, agitando le braccia nella luce dei fari come se fosse su un palcoscenico. La macchina si fermò, Meg premette la maniglia "Per favore mi aiuti!". La portiera si aprì dall'interno con molta violenza, il guidatore afferrò Meg per il braccio ferito e spinse la testa verso il basso, cercando di farla salire in macchina. Fu in quel momento che Meg si ricordò del sasso. Si girò leggermente e avventò il pugno contro la testa dell'uomo e lo colpì alla tempia. L'uomo stramazzò al suolo e rimase immobile. Meg si rese conto che ora doveva avventurarsi nel buio. Scese la banchina e si trovò immersa fino alla vita nelle acque del lago. Meg sapeva che davanti a lei c'erano ciuffi folti di papiri e di canne che potevano offrirle un riparo. Avanzò fino a che il fondo non le mancò sotto i piedi e fu costretta a nuotare. Nuotò intralciata dalle gonne lunghe e dal braccio ferito. I suoi movimenti lenti e furtivi non agitavano la superficie e, prima che gli uomini raggiungessero il punto dove aveva disceso la banchina, arrivò ad un canneto. Si portò nel punto dove le canne erano più fitte e si lasciò affondare. Rimase immobile. Solo la parte superiore della testa sporgeva dalla superficie, e la faccia era rivolta nella direzione opposta alla riva. Sapeva che i suoi capelli scuri non avrebbero riflesso la luce di una torcia elettrica. Sebbene l'acqua le coprisse le orecchie, udì le voci eccitate degli uomini sulla strada. Avevano puntato le torce verso l'acqua nel canneto per cercarla. Per un momento un fascio di luce le sfiorò la testa e Meg respirò profondamente per immergersi ma il raggio si allontanò quasi subito. Non l'avevano individuata. "Tuffati Yusuf e tira fuori quella donna!". Yusuf si gettò dalla banchina. "Piu' avanti" ordinò uno di loro "in quel canneto laggiù, dove punto la torcia". "E' troppo profondo, sai che non so nuotare". "Là proprio davanti a te, vedo la testa!". Yusuf si stava avvicinando al nascondiglio di Meg. D'un tratto però esplose un tremendo baccano. "Dio mi protegga!" gridò l'uomo, atterrito, mentre uno stormo di anatre decollava fragorosamente dall'acqua e si avventava nel cielo buio. Yusuf tornò verso riva. "La donna è meno importante del papiro. Senza quello non avremo un soldo. Sappiamo dove trovare la donna, più tardi". Meg sentì sbattere le portiere, poi il motore rombò e la macchina si diresse verso la villa. Era troppo sconvolta e impaurita per abbandonare il nascondiglio. Restò in punta di piedi con l'acqua che le lambiva le labbra e continuò a tremare più per lo shock che per il freddo, decisa ad attendere il levar del sole prima di muoversi. Solo più tardi si trascinò a riva. S'inginocchio nel fang, rabbrividendo e ansimando per la debolezza dovuta al sangue perduto. Si alzò con uno sforzo immane e si avviò barcollando verso la sua casa."
Buon lavoro!
8 commenti:
scusa se non partecipo ma è molto difficile!
E' un romanzp =C
Oddio, non credo di riuscirci
Neanchio xD
ecco il mio scenario!
http://i53.tinypic.com/2eqf88g.jpg
Arybesta. è stato il meglio che ho potuto...
Eccolo qua:
http://i52.tinypic.com/ot1cpe.jpg
Lo trovi anche fra i miei scenary
La prima rapp. qnd la ragazza scappa
La seconda quando la cercano
E il terzo quando è nascosta nel cannetto
Da TwiceIngrid
No, non ci riesco u.u
A quando i risultati ? ^^
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